Before Midnight, l’amore non è semplice

L’ottimismo romantico non abita più qui: Before Midnight, terzo capitolo della riflessione sull’amore di Richard Linklater, Julie Delpy ed Ethan Hawke, ruota intorno alla malinconia. Ed è anche per questo, forse, che è dedicato a una ragazza di nome Amy.

Flashback: autunno 1989, Philadelphia, all’interno di un negozio di giocattoli.
Amy Lehrhaupt ha circa 20 anni, Richard Linklater ne ha 29. Si incontrano, si piacciono, trascorrono l’intera nottata parlando di arte, cinema, scienza. Alle sei del mattino si salutano con la promessa di tenersi in contatto. Assomiglia a Prima dell’alba, vero? La differenza è che mentre i protagonisti del film si danno appuntamento di lì a sei mesi, quelli in carne e ossa si scambiano i numeri di telefono senza procrastinare successivi contatti. Ciononostante si perdono presto di vista per colpa della distanza che li separa (lui vive a New York ed era a Philadelphia per far visita alla sorella).

Flashforward: anno 2010. Un caro amico di Amy si rende conto che in qualche modo Prima dell’alba (1995) e Prima del tramonto (2004) sono nati da quell’incontro a Philadelphia e così scrive a Linklater per raccontargli che la ragazza è morta in un incidente motociclistico il 9 maggio 1994, poco prima di compiere venticinque anni.

In Before Midnight c’è una scena ambientata attorno a una tavola imbandita per il pranzo: si parla d’amore e delle relazioni di coppia e a un certo punto la più anziana del gruppo interviene per sottolineare come tutto sia destinato a finire. Più avanti nella storia, Celine (Julie Delpy) e Jesse (Ethan Hawke) litigano ferocemente in una camera d’albergo, nel tentativo lacerante di impedire che tutto finisca.

È un altro mondo rispetto ai due capitoli precedenti: in Prima dell’alba Jesse e Celine parlano di sogni e ambizioni. Sono ventenni, hanno il mondo in mano, completamente proiettati in avanti nel tempo. Nove anni più tardi, in Prima del tramonto, c’è ancora spazio per la freschezza, il sogno romantico, il futuro. Trascorrono altri nove anni e Before Midnight è quasi tutto un parlare del passato e del presente, facendo i conti con piccoli e grandi compromessi, sensi di colpa e frustrazioni. La relazione agognata è ormai una realtà, tenerla viva è la nuova sfida – e per scoprire come finisce davvero, ci tocca forse aspettare altri nove anni, per vedere un quarto capitolo di cui nessuno parla ma che avrebbe tanto senso realizzare.

Su grande schermo, tutto questo funziona grazie a due attori in stato di grazia e a un regista capace di raccontare i suoi personaggi con piccoli dettagli, ritagliandosi uno spazio d’azione all’interno di una pellicola che è quasi solo dialoghi. Sono questi la vera perla di Before Midnight: ci sono momenti in cui le battute sono talmente fluide e realistiche che pensi siano improvvisate. Invece è tutto scritto (gli sceneggiatori sono Richard Linklater, Julie Delpy ed Ethan Hawke). Merito di personaggi a 360 gradi e di un lungo e paziente lavoro di lima su ogni piccolo dettaglio. Ogni manuale di sceneggiatura invita gli aspiranti scrittori a fare altrettanto, e Before Midnight è un esempio da tenere bene a mente.

(Questo pezzo è stato pubblicato su Linkiesta il 01/11/2013)